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greetings from london

luglio 30, 2008

tre giorni sono abbastanza per lasciar depositare i ricordi di un posto e l’ultima soglia prima che i dettagli inizino a sfuggire  nel ricordo.

a voi un elenco di banalità, di cose che ho visto/imparato a londra.

– che alla fine siccome la gente parla veloce e tutto, è più facile fraintendere e far finta di aver capito piuttosto che chiedere di ripetere.

– che gli inglesi sono un popolo inferiore in quanto non al corrente dell’esistenza del bidet.

– che ‘sta storia della guida a sinistra è proprio una cosa per farsi riconoscere e che gli autisti dell’autobus, con il loro stile di guida calmo e rilassato, vengono accuratamente selezionati tra la gente in cura per abuso di anfetamine.

– che il gruppo su facebook “vietato applaudire all’atterraggio” dovrebbe essere accompagnato da un ulteriore e altrettanto meritorio “vietato applaudire alla consegna bagagli”. credo che l’applicazione puntuale di queste due piccole norme da parte della ryanair la farebbe fallire in due settimane.

– che in una metropoli e tutto, vicino al fiume, in gainsford street (a fianco di tower bridge, dove stavo in uno studentato carinissimo e molto pulito), ho visto una volpe a mezzanotte, sotto un portico dall’altra parte di una piazzetta. e no, non avevo bevuto. beh, non così tanto da avere le allucinazioni.

– che la tate (modern, per la precisione) è bella ma la domenica c’è troppa gente; questa cosa dei musei gratis mi sembra davvero un’indizio di civiltà, anche se c’è da fare a cazzotti per vedere un quadro o sperare che non ti passi davanti nessuno mentre stai in contemplazione alla giusta distanza. che warhol dal vivo c’ha un suo perchè (e pure rothko); [che inutile che stia a dirvi chi mi è piaciuto e chi no, che non solo facciamo notte, ma non ho neppure gli strumenti adatti a darvi delle spiegazioni. i due sopra detti sono solo esempi di qualcuno che mi ha sorpreso e che non pensavo mi piacesse] delusione invece dalla mostra “street and studio” (anche se qualche foto devo dire che mi ha colpito per potenza e/o fattura) misero rendiconto di storia della fotografia; big misunderstanding per il pezzo cosiddetto “street art” che invece di trovarsi dentro si trovava fuori (a partire dalla facciata, intendo) e che quindi non ho visto.

– che ci sono migliaia e migliaia di telecamere a circuito chiuso (in amicizia dette cc tv), e che pure banksy ci ha fatto un opera.

– che non è vero che a londra si mangia male, è solo che devi avere un sacco di soldi per mangiare bene. per esempio quell’indiano da 80 € a testa era veramente eccezionale.

– che il cambio ti ammazza ed è meglio fare un conto unico al ritorno, senza preoccuparsi del progressivo e ineluttabile allargarsi del deficit via credit card: in ogni caso, non ci sarà verso di contenerlo.

– che una moretti al supermercato può arrivare a costare come un pacco di pasta de cecco, ossia 1£ 60p. cioè un paio di euro.

– ho visto the dark knight su uno schermo impressionante (imax, 26 m. larghezza, 20 altezza) – con svariate sensazioni di volare davvero nelle scene aeree- e che il film è un po’ lungo ma è bello da vedere e  joker val da solo il prezzo del biglietto. nel primo fine settimana di proiezione, dopo la premiere di martedì scorso ho casualmente trovato un biglietto per lo spettacolo delle 23.30. tutti gli spettacoli esauriti, compresi quelli delle 2.30 di mattina e il successivo delle 5.30… che i tizi della biglietteria, rispetto alla premiere, dissero: “the premiere, tuesday? full of hotties, you know” ma soprattutto “there was the batmobile too, it was massive, man, massive!

– che in situazioni tipo queste, puoi solo sperare che quello che ti si siede accanto non puzzi.

– che ci sono troppi italiani a londra e questo non è bene. che i camerieri di nobu fanno un meeting ogni sera prima di iniziare a lavorare.

– che ci sono un sacco di bici, e che in generale c’è più traffico la sera che di giorno

– che la seconda sera dopo aver fatto della conversazione con un tizio che praticamente parlava in cockney e in più era ubriaco, mi sono detto “ok, ce la puoi fare”; che il resto della settimana mi ha clamorosamente smentito quando si trattava di passare dal comprare i biglietti o un caffè a fare della conversazione.

– che londra è bella ma i bancari della city per farsela passare si riducono a giocare a bocce. bevendo cocktailini, ovviamente.

– che andare a vedere uno spettacolo al globe merita. stare in piedi quelle tre ore, merita di meno.ad ogni modo ti puoi portare la birra all’interno.dopo un po’, credo che il problema sia relativo, quindi.